mercoledì 8 agosto 2012

Joker: il matto

Ragionando con un amico sul precedente post e soprattutto sull'analisi (ad opera di Recchioni) della figura del Joker, nelle versioni di "The Dark Knight" e "The Killing Joke", mi sono venute in mente alcune considerazioni.

Intelligentemente Recchioni confronta due visioni del Joker entrambi affascinanti (ma, secondo me, è il personaggio stesso che è affascinante a prescindere, come lo è Batman).

La versione di Nolan (che non solo graficamente deve molto a quella del "Joker" di Azzarello e Bermejo) "è suadente e spinge all'emulazione (parlo di cosplayer, gente con le magliette e quanto altro, non solo di teste matte con troppe armi a disposizione)."
Mentre quella di Moore (e Brian Bolland) "è respingente, mette paura, e non invoglia in nessuna maniera a volersi identificare con il Joker".

Non credo che l'intenzione del cosplayer che si maschera da un qualsiasi personaggio (fumetto, videogioco o film che sia)  sia quella di identificarsi con il personaggio stesso; inoltre la morte di Heath Ledger ha influito non poco sulla proliferazione di questo "costume".

Il fatto che Moore, pur mostrando anche il lato umano del Joker (prima l'incidente che lo ha generato e poi il siparietto comico assieme a Batman), spinga molto sulla crudeltà delle sue azioni, non penso sia frutto di una maggiore consapevolezza. O almeno non credo che Nolan sia meno consapevole di quello che rappresenta.
Entrambi i Joker sono chiaramente psicopatici, quello di Moore (che poi avrebbe ispirato quello del primo Batman di Tim Burton), inoltre, è più colorato e giocoso (e a tratti ricorda quello naif del telefilm degli anni sessanta), mentre quello di Nolan è più crepuscolare e autodistruttivo.
Azzarello - Bermejo



 
Ledger - Nolan
Moore - Bolland





Nicholson - Burton
1966 - 1968