Anche gli eroi dei fumetti lavorano e a volte… scioperano!
È quello che succede in una delle più belle e drammatiche storie di Ken Parker, per la precisione la penultima della prima serie regolare.
In questa storia, il personaggio, creato da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo, viene assunto in una fabbrica tessile di Boston. In realtà Ken è un agente investigativo che è stato introdotto tra gli operai con l'incarico di individuare un membro del sindacato. Ben presto, dinanzi alle condizioni di vita dei lavoratori, Ken capirà con chi schierarsi...
La storia editoriale di Ken Parker comincia nel 1974 quando i due autori propongono all’Editoriale Cepim (oggi Sergio Bonelli Editore) un personaggio ispirato nell’aspetto al Jeremiah Johnson di Corvo rosso non avrai il mio scalpo, film di Sydney Pollack interpretato da Robert Redford.
L’idea iniziale era quella di un unico episodio da inserire nella Collana Rodeo, ma nel 1977, con “Lungo Fucile”, esce il primo di 59 numeri di un fumetto western nuovo, che rifugge gli stereotipi sul mito della frontiera alla ricerca invece di un maggiore realismo.
Le sceneggiature sono quasi totalmente opera di Berardi, a volte supportato da Maurizio Mantero, Tiziano Sclavi e Alfredo Castelli, mentre ai disegni insieme a Milazzo, che oltre a disegnare buona parte degli episodi, disegna anche gli acquerelli di tutte le copertine, vediamo all’opera anche Giorgio Trevisan, Renzo Calegari, Giancarlo Alessandrini, Carlo Ambrosini, Sergio Tarquinio, Renato Polese (solo per citarne alcuni).
La particolarità di questo fumetto sta proprio nelle sceneggiature e nei disegni dei due suoi creatori.
Gli autori fanno uso di soluzioni tecniche innovative, anche derivate dal cinema, come la mancanza delle didascalie, la dinamicità delle tavole con vignette scontornate, zoom, campi lunghi, dettagli, dissolvenze, flashback e un uso, via via più frequente, di vignette “mute” senza che la storia ne risenta, grazie alla forte espressività dei volti.
Ad una attenta analisi è visibile l’evoluzione del disegno di Milazzo che, se nei primi numeri fa uso di tavole dettagliate, con il proseguire delle storie è sempre più sintetico, con immagini appena abbozzate, senza però perdere in bellezza ed intensità.
Le storie di Ken Parker fanno parte di una continuity narrativa. Il protagonista vive delle situazioni, delle avventure, dei drammi, che lo segnano, ne modificano il carattere. Gli anni passano anche per Ken, che con il tempo matura (ed invecchia) e questo è già un preciso segnale che la vita editoriale del personaggio non potrà essere eterna.
Gli scenari in cui si muove sono molti e molto diversi tra loro.
Ken Parker è stato trapper sui monti innevati, scout dell’esercito, marinaio su una baleniera, cacciatore nell’artico, detective nelle città dell’est…
Una caratteristica, questa, che lo accomuna al Paperino di Carl Barks (che Berardi e Milazzo hanno omaggiato in una splendida storia breve), con la differenza che ogni avventura è un tassello fondamentale nella storia e nell’evoluzione di Ken Parker.
In questo suo continuo viaggiare nel tempo (la prima storia è ambientata nel 1868 le ultime intorno al 1880) e nello spazio ha affrontato temi insoliti per un fumetto western e strettamente legati all’attualità del mondo di oggi come la natura, il rispetto per il diverso, l’importanza dell’istruzione e della cultura, la pena di morte, gli affetti familiari, l’amicizia,il terrorismo, l’omosessualità, la prostituzione, il razzismo, la religione…
Di Ken Parker è stato anche detto che è il primo fumetto seriale ad avere le caratteristiche qualitative del fumetto d’autore, ed è forse proprio perché era impossibile mantenere tale livello che gli autori hanno deciso di interrompere la serie…almeno per ora. So long, lungo fucile.
È quello che succede in una delle più belle e drammatiche storie di Ken Parker, per la precisione la penultima della prima serie regolare.
In questa storia, il personaggio, creato da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo, viene assunto in una fabbrica tessile di Boston. In realtà Ken è un agente investigativo che è stato introdotto tra gli operai con l'incarico di individuare un membro del sindacato. Ben presto, dinanzi alle condizioni di vita dei lavoratori, Ken capirà con chi schierarsi...
La storia editoriale di Ken Parker comincia nel 1974 quando i due autori propongono all’Editoriale Cepim (oggi Sergio Bonelli Editore) un personaggio ispirato nell’aspetto al Jeremiah Johnson di Corvo rosso non avrai il mio scalpo, film di Sydney Pollack interpretato da Robert Redford.
L’idea iniziale era quella di un unico episodio da inserire nella Collana Rodeo, ma nel 1977, con “Lungo Fucile”, esce il primo di 59 numeri di un fumetto western nuovo, che rifugge gli stereotipi sul mito della frontiera alla ricerca invece di un maggiore realismo.
Le sceneggiature sono quasi totalmente opera di Berardi, a volte supportato da Maurizio Mantero, Tiziano Sclavi e Alfredo Castelli, mentre ai disegni insieme a Milazzo, che oltre a disegnare buona parte degli episodi, disegna anche gli acquerelli di tutte le copertine, vediamo all’opera anche Giorgio Trevisan, Renzo Calegari, Giancarlo Alessandrini, Carlo Ambrosini, Sergio Tarquinio, Renato Polese (solo per citarne alcuni).
La particolarità di questo fumetto sta proprio nelle sceneggiature e nei disegni dei due suoi creatori.
Gli autori fanno uso di soluzioni tecniche innovative, anche derivate dal cinema, come la mancanza delle didascalie, la dinamicità delle tavole con vignette scontornate, zoom, campi lunghi, dettagli, dissolvenze, flashback e un uso, via via più frequente, di vignette “mute” senza che la storia ne risenta, grazie alla forte espressività dei volti.
Ad una attenta analisi è visibile l’evoluzione del disegno di Milazzo che, se nei primi numeri fa uso di tavole dettagliate, con il proseguire delle storie è sempre più sintetico, con immagini appena abbozzate, senza però perdere in bellezza ed intensità.
Le storie di Ken Parker fanno parte di una continuity narrativa. Il protagonista vive delle situazioni, delle avventure, dei drammi, che lo segnano, ne modificano il carattere. Gli anni passano anche per Ken, che con il tempo matura (ed invecchia) e questo è già un preciso segnale che la vita editoriale del personaggio non potrà essere eterna.
Gli scenari in cui si muove sono molti e molto diversi tra loro.
Ken Parker è stato trapper sui monti innevati, scout dell’esercito, marinaio su una baleniera, cacciatore nell’artico, detective nelle città dell’est…
Una caratteristica, questa, che lo accomuna al Paperino di Carl Barks (che Berardi e Milazzo hanno omaggiato in una splendida storia breve), con la differenza che ogni avventura è un tassello fondamentale nella storia e nell’evoluzione di Ken Parker.
In questo suo continuo viaggiare nel tempo (la prima storia è ambientata nel 1868 le ultime intorno al 1880) e nello spazio ha affrontato temi insoliti per un fumetto western e strettamente legati all’attualità del mondo di oggi come la natura, il rispetto per il diverso, l’importanza dell’istruzione e della cultura, la pena di morte, gli affetti familiari, l’amicizia,il terrorismo, l’omosessualità, la prostituzione, il razzismo, la religione…
Di Ken Parker è stato anche detto che è il primo fumetto seriale ad avere le caratteristiche qualitative del fumetto d’autore, ed è forse proprio perché era impossibile mantenere tale livello che gli autori hanno deciso di interrompere la serie…almeno per ora. So long, lungo fucile.
di Rossano Rossini e Federico Rigoni
2 commenti:
è ancora da "impaginare" meglio, quando il signor blogger me lo permetterà, lo farò
fatto
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