domenica 4 novembre 2007

Mort Cinder


Se vi siete persi il nr. 59 dei Classici del Fumetto di Repubblica del 2005, non fatevi scappare la nuova pubblicazione della casa editrice Comma 22.

È in libreria il nr. 3 della collana dedicata ad Alberto Breccia: “Mort Cinder”.

Originariamente pubblicato nel 1962 e considerato il capolavoro del più grande esponente della scuola argentina, questo fumetto, scritto da un altro mostro sacro del romanzo disegnato Héctor German Oesterheld, viene riproposto in volume cartonato di grande formato, 256 pagine di splendide tavole in bianco e nero.

La scrittura di Oesterheld è fitta di didascalie, caratteristica che ritroviamo anche nel suo lavoro più conosciuto, “L’Eternauta”, l’azione è spesso solo raccontata.

Il bianco e nero di Breccia è frutto di una continua sperimentazione di tecniche e materiali. Per la costruzione delle sue tavole ha usato il pennello e l’inchiostro di china (a volte diluito con la colla), lametta da barba, tamponi, guarnizione in gomma di un manubrio di bicicletta, retini, che danno alle sue vignette un aspetto estremamente innovativo tanto che c’è chi afferma che la storia del fumetto si divide in “prima di Alberto Breccia” e “dopo Alberto Breccia”.

Ma chi è Mort Cinder? È un uomo che muore continuamente, soffrendo, e, soffrendo, torna ogni volta in vita. Ha vissuto in tutti i tempi e raccontando le sue storie all’amico antiquario Ezra Winston, il vero protagonista della serie (soprattutto nel primo episodio), ci fa rivivere momenti della costruzione della Torre di Babele, della Prima Guerra Mondiale e della battaglia delle Termopili, ecc.

E a proposito dell’episodio “La Battaglia delle Termopili” è facile notare come Frank Miller (Sin City, Il Ritorno del Cavaliere Oscuro) ne abbia tratto ispirazione per il suo recente “300” (fumetto del 1998 e film in uscita a fine marzo). Oltre ad ispirarsi alla storia degli spartani, l’autore americano si può considerare un seguace di Breccia nell’uso del bianco e nero e dei contrasti fra luce ed ombra. L’artista argentino è un maestro delle atmosfere cupe. I suoi personaggi sembrano investiti da una luce di taglio. I contorni delle cose spesso non sono disegnati, ma risultano per contrasto con l’ambiente circostante che il più delle volte è solo accennato.

L’episodio principale è “Gli Uomini dagli Occhi di Piombo”, nel quale il vecchio antiquario, trascinato dagli eventi, aiuta Mort Cinder a risorgere. In una storia piena di personaggi dallo sguardo assente, Ezra Winston (autoritratto dello stesso Breccia) è quello più espressivo e vitale nonostante l’età e un fisico non certo da eroe.

“Il passato è davvero morto e sepolto come crediamo?”
di Rossano Rossini e Federico Rigoni
da "Postilla" n.8

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